martedì 16 agosto 2011

Il primo sillabario


Marco: nel vostro vocabolario ricorrono spesso dei vocaboli, spesso incomprensibili, molte volte persino divertenti, vuoi farne un piccolo campionario…

Jocelyn: beh, si può partire dalle prime parole che ti vengono suggerite “dalle ragazze che ti svezzano” quando arrivi in Italia e devi misurarti subito con il lavoro, con i clienti.
Intanto devi sapere la parola “quanto?” che solitamente è quella che i clienti ti rivolgono quando si fermano accanto a te. Al che tu rispondi: “boccafiga 20-30-50” a seconda di quello che tu ritieni di valere. Pensa te, l’abbiamo tradotta in una canzoncina! Poi c’è “io brava”, “allora, andiamo?” “postotranquillo”,alcune dicono delle bugie per invogliare il cliente: “io fare tutto, leccare mie tette, mia figa” e non è vero niente perché poi il tutto si fa con un rapporto sessuale molto veloce dove al massimo ci si spoglia dal ventre in giù.
        Rapporti più completi ci sono, eccome, però hanno bisogno di più confidenza, di una sorta di feeling tra la ragazza e il cliente.
        Nel vocabolario di una ragazza di strada non possono mancare i seguenti termini: polizia, carabinieri, vigili, di cui occorre avere una sacra diffidenza e paura. Quando li vedi è bene nascondersi perché a differenza che con le prostitute bianche (per noi sono tutte albanesi o rumene) noi corriamo a nasconderci, mentre con le albanesi o con le rumene la polizia si ferma a chiacchierare e a scherzare.
Un breve sillabario: papagiro: combina con un uomo bianco piuttosto maturo, che ha l’abitudine di girare con la sua macchina durante la notte nei posti dove lavoriamo, noi ragazze nere. Di solito ci porta pure a spasso e qualche volta ci offre pure un cappuccino, una brioche, oppure un panino. Raramente chiede di scopare; italo: che nella nostra lingua, Edo, significa italiani; amica: per noi le ragazze che lavorano sulla strada sono tutte delle amiche, però la parola acquista un significato molto più importante quando si riferisce all’amica del cuore, solitamente in questo caso si incrociano i due mignoli; piccola: è la ragazza giovane ultima arrivata; magnaccia: sono di due tipi, io ho conosciuto il tipo feroce, ma non sono tutte così, ci sono quelle più brave che al limite fanno pure dei regali alle loro ragazze. Di solito si tratta di ragazze che hanno appena finito di pagare il loro debito. Quelle che conosciamo noi sono l’ultimo anello di una catena che va fino in Nigeria; portapalasso: è il mercato di Porta Palazzo a Torino, è il più frequentato dagli stranieri per i prezzi convenienti, per la presenza di negozi con prodotti africani tenuti da cinesi a dagli stessi africani; vaffanculo: è una delle prime parole che si imparano, equivale alla parola inglese fuck you (fottiti); imbecille: è un insulto che si rivolge a chi ci manca di rispetto; guardone: è un epiteto che si rivolge con disprezzo a certi personaggi; rubato: sta per ladro, per noi lo sono quasi tutti i marocchini i quali vengono (specie in città) vicino a noi, a volte per scopare, molte altre per derubarci della borsetta con i soldi, del telefonino; vecchio: è un modo per prendere in giro alcuni uomini (avanti con l’età ovviamente); 3, 15, 65: combinano con i numeri dei tram o degli autobus. All’inizio noi non conosciamo le vie e ancora meno abbiamo dimestichezza con i numeri civici. Ci viene molto facile dare degli appuntamenti attraverso i numeri e le fermate dei tram o degli autobus;  biglietoprego: combina con i controllori che ogni tanto vediamo salire sui tram o sugli autobus e allora  ci sono degli episodi anche divertenti, perché all’improvviso una buona parte dei passeggeri scappa; treni: sta per treno; blupulman: sono i pullman (blu) che operano nelle linee da Torino per la provincia e che portano le ragazze nei luoghi di lavoro; passagio: è  la richiesta che si fa per tornare a casa quando non ci sono i mezzi pubblici o quando una ragazza sta male, ecc. in alcuni casi viene compensata con un pompino; guanto: è il preservativo. Li comperiamo nei negozi dei cinesi o degli africani, costano meno che in farmacia. Ne ho sempre un buon numero con me; fami giro: è la richiesta accorata che facciamo, specie nei periodi invernali, per salire in macchina e riscaldarci. Al che qualcuna fa delle storie per scendere, altre molto più comprensive scendono e ringraziano; tu mi fai ridi:  se il cliente è uno simpatico oltre a ridere di gusto c’è pure questo modo di dire; l’uso delle mani e delle dita per indicare destra o sinistra: non sapendo la distinzione italiana di destra e sinistra, usiamo le mani e le dita per indicare all’eventuale bianco che ci accompagna, dove deve svoltare; fonbut: è il nome con il quale si chiamano gli ormai numerosissimi posti dove si telefona o si spediscono i soldi alla famiglia. In genere sono gestiti da marocchini, africani; lui bravo, lui cativo: è un modo tutto africano per fare la distinzione tra persone affidabili e non. Berlusconi è cattivo, Prodi è bravo. Ovviamente per la posizione in merito agli stranieri; damimano: è una richiesta di aiuto. Va da piccole cose sino a chiedere il pagamento del debito; tu sei il mio secondodio: nel qual caso questo è l’aggettivo che viene usato e ovviamente è il massimo; sistà: sta per sorella; brodà: sta per fratello. Per noi, quasi per tutti, questi sono gli appellativi con i quali ci rivolgiamo ai nostri coetanei africani; 

Nessun commento:

Posta un commento