martedì 16 agosto 2011

Allen: un amore africano in Italia


Marco: parlami ora di Allen tuo amore africano in Italia… dove e quando l’hai conosciuto…

Jocelyn: era il 14 di Febbraio 2004, giorno di San Valentino, andiamo a ballare al Miami, e lì conosco Allen. Il tipo inizia subito a corteggiarmi. Ma io lo trovavo un po’ bruttino e mi pareva un “papà”. Al tempo stesso Marian invece mi diceva invece: “prova ad uscire con Allen, mi pare un bravo ragazzo”. Ma io sul momento non ci sentivo.
Ero sempre in compagnia con Marian. Quel tanto che Allen, un po’ per scherzo e un po’ per gelosia mi prendeva in giro dicendomi che con Marian avevo trovato il mio amore lesbico. Però lui era un parecchio preso per me.

Marco: di dov’è Allen… parlami un po’ della sua famiglia di origine…

 Jocelyn: Allen è di origine Ishan come me e la sua famiglia proviene da Uromi. Mi diceva che suo padre era abbastanza ricco ed era morto quando lui aveva 4 anni. Sono in tre fratelli. La madre si è risposata 3 volte. Come me anche Allen tiene degli appunti scritti, una sorta di diario e quando abbiamo fatto trasloco da Via Monginevro a Via Verolengo (dove abito tutt’ora) ho scoperto il suo diario.
        Devo dire però che all’inizio la mia era una prova. È vero che Allen mi piaceva, che stavo bene insieme a lui, perché lui era sempre molto premuroso nei miei confronti e alle ragazze piace avere vicino dei ragazzi premurosi, però non lo amavo, volevo vedere cosa poteva significare stare con uomo per conoscere l’amore.
        In fondo la nostra relazione è sempre stata un po’ conflittuale, nel senso che lui si impuntava a fare delle cose che io non condividevo e sulle quali alla fine avevo ragione io.
Ma non era questa la causa del maggior litigio tra noi. La causa principale era derivante dal suo essere completamente succube della mamma, era un mammone. Per esempio per molto tempo io non avevo detto di questa relazione con mia madre, perché io ritengo che uno deve farsi in proprio le esperienze in maniera di poter crescere. Lui, invece, tutto ma proprio tutto confidava a sua madre. Penso io, perché io non le mandavo soldi, vestiti, ecc. e lei era convinta che Allen spendesse un sacco di soldi per me. Quel tanto che una volta parlando con me al telefono sua madre mi fece capire che lei non gradiva la nostra relazione. Io invece sono dell’opinione che in una relazione ognuno spende dei suoi soldi. Capisci Marco.
Comunque all’inizio mi piaceva stare con Allen perché eravamo sempre assieme.
Mi piaceva fare un sacco di cose assieme a lui. Non sapevamo giocare a tennis, ma una volta ci andiamo. Andiamo pure a giocare a basket-ball. Comperiamo degli attrezzi ginnici da casa. Mi piaceva giocare a fare la lotta con lui. Siamo andati ad Avigliana in piscina. Era questo il momento più romantico del nostro rapporto. Io ero sempre al corrente di dove andava lui. Lui invece non sapeva dove andavo io. Pensa che ha saputo dopo circa sei mesi che io lavoravo sulla strada.
Uno dei più bei ricordi che ho riguarda il giorno di San Valentino del 2005 che lui mi porta a mangiare in un Ristorante vicino a Settimo. Poi ritorniamo a casa e passiamo la più bella notte d’amore della nostra relazione.
Io che ero più giovane lui di sei anni ero e sono molto più matura di lui. Non si dava da fare per trovare un lavoro per esempio. Sempre in casa o con gli amici a bighellonare. Ad un certo punto attraverso un mio amico bianco di nome Roberto io gli trovo pure un lavoro, in nero però sempre un lavoro. Macchè, lui ci va un po’ di volte poi non ci va più e rimane in casa tutto il giorno a dormire e poi alla sera esce e va con gli amici. Da lì abbiamo iniziato a litigare.
In pratica veniva a galla la differenza di carattere tra noi due. Io che sono orgogliosa e autonoma e che non mi va che nessuno mi mette “i piedi sulla testa”, lui invece, un individuo confuso, pasticcione che non ha una visione della sua vita, del suo futuro, uno che dipende per tutto da sua madre. Capisci.

Marco: a questo punto mi pare che tu mi debba parlare dei primi momenti di crisi della vostra relazione..

Jocelyn: tutto nasce dopo il trasloco da Via Monginevro a Via Verolengo. Allen conosce una ragazza marocchina che lavorava in un bar. Secondo me era quello che voi italiani considerate una “fraschetta”. Bella, formosa, ma con la testa vuota.
        Ad un certo punto gli chiedo perché la frequenta. Io di questa ragazza raccolgo di tutto e di più… glielo dico e lui: “non ti preoccupare, poi ti spiego” – in pratica si era convinto che lei lo potesse sposare (lei aveva la cittadinanza italiana) e così lui avrebbe avuto la possibilità di regolarizzarsi. Tieni conto che come me anche lui aveva solamente una domanda per un “permesso di asilo politico”.
        Però io vedo in lui un cambiamento. Nei confronti di persone estranee io e lui non eravamo fidanzati ma cugini che avevano scelto di convivere. Ti ricordi, questa era la balla che avevamo raccontato all’inizio anche a te.
         Con questa balla ad un certo punto Nathalie (così si chiamava la ragazza marocchina) viene un giorno a casa nostra. Si ferma e dorme insieme ad Allen.. e io che friggo. Poi arriva un’altra volta e si installa nella mia casa una settimana. Dico la mia casa, perché io avevo messo insieme i soldi per pagare la cauzione e il mese di affitto. Una mano me la desti pure tu, mia caro Marco, e ancora ti ringrazio per il prestito che mi hai fatto senza il quale questa bellissima casa di cui vado particolarmente fiera non l’avrei mai avuta.
        Al che perdo la pazienza e affronto Nathalie dicendo che Allen è il mio ragazzo. Allen che era presente ha cominciato ad urlare, insultandomi. Nathalie ad un certo punto ha voluto che fosse Allen in persona a dirmi che non mi amava più, che lui amava lei e questo davanti a lei. Ad un certo punto incazzata tendo la borsetta a Nathalie e gli dico: “fuori da casa mia” al che Allen infuriato come un toro cosa fa, mi dà della puttana e mi picchia, davanti a Nathalie. Ma pensa te.
Da quel momento in poi mi sono scoperta gelosa di Allen e ho tradotto questa mia gelosia in amore per lui. Non so quanto sia vero questo sentimento alla luce dei fatti che avverranno di lì a poco.
        Così con la morte nel cuore decido di prendere la mia roba e di andare dal mio amico Arturo. Poi pensavo: “ma quella casa è intestata a me, io l’ho arredata con cura”, quel tanto che chiunque venisse a casa mia era costretto ad apprezzare il lavoro di arredamento da me fatto. È vero tutto il mobilio è usato, però bello e mi piace. Mai in vita mia ho avuto l’occasione di avere una casa tutta mia. E così ho deciso di tornare e affrontare la nuova situazione con Allen.
        Intanto Allen aveva bisticciato con Nathalie. L’aveva vista in macchina con un’altra persona. Ed ora veniva da me piangendo e chiedendomi scusa e io (stupida) l’ho perdonato. Ma dopo una settimana punto e da capo: si era trovato un’altra marocchina! Abitava vicino a casa mia. Allen andava in giro insieme a lei. Io ero nera, nera. Capisci.
        Fatto sta che è in quei giorni che arriviamo al dunque io e Allen (siamo vicini ad Agosto del 2006). Siamo in casa e stiamo litigando di brutto. Io gli tiro contro delle cose. Lui ad un certo punto, cieco di rabbia rompe una bottiglia di Martini e con quella mi ferisce in testa, nel braccio e su un fianco. Corro all’ospedale e il medico mi guarda e mi fa: “per un pelo, mia cara, per un pelo e la cosa poteva diventare sul serio pericolosa”. Quel tanto che arrivano 5 o 6 tra poliziotti e carabinieri per sapere come mi sono ferita. Io, ci penso un attimo e decido di dire che è stata la caduta del vetro di una porta interna che mi ha ferita.
        Caro Marco, sono fatta così, avrei potuto “vendicarmi” su Allen denunciandolo. Ma poi cosa avrei ottenuto?
        Allen è scappato, siamo in Agosto del 2006. Io pensavo che fosse finito nel giro della droga. Ho saputo che era andato via con la nuova marocchina. Io volevo sapere dove era finito. Ero rimasta sola, un po’ mi mancava.
        Ad un certo punto lui mi chiama e piangendo al telefono mi chiede nuovamente scusa. Io gli chiedo dov’è, a Napoli mi risponde. Io gli chiedo se intende ritornare. E lui: “no, non ritorno più, però ti vorrei vedere ancora!”. Io parto allora per Napoli e quando lo vedo non riconosco più il mio Allen. Si è fatto scuro in volto, è più brutto. È un’altra persona quella che mi ritrovo davanti. Sembrava sofferente. In quel mentre tutta la sua mancanza, tutto quello che pensavo fosse amore per lui, sparisce come neve al sole. Così decido di tornare alla stazione e di ripartire con il treno. Cosa che è avvenuta dopo una salutare dormita in albergo il mattino seguente.
        Adesso ogni tanto mi chiama. Io non lo voglio più sentire quel tanto che ho cambiato il numero di telefonino. Adesso sto vivendo con serenità la mia esperienza da single. In pratica, e la cosa non mi fa felice, Allen mi ha lasciato un brutto ricordo della nostra relazione che sovrasta le cose positive che pure ho vissuto con lui. Capisci.
        Insomma, mi ha ferito non solo fisicamente, ma anche nel mio animo. E non mi ha dato nessuna mano. Dopo la vicenda del mio ferimento da parte sua, io per oltre un mese non ho potuto andare a lavorare e quindi a non pagare l’affitto per esempio e lui non mi ha dato una mano. Si è comportato proprio in maniera cattiva e pensare che io lo avevo perdonato. A parte l’affitto, non mi è stato per niente vicino, Marian sì che mi è stata vicina. Mi faceva la doccia, mi andava a fare un pò la spesa, mi portava all’ospedale quando avevo gli appuntamenti con i dottori, ecc.
        In pratica io il ricordo che ho di Allen è brutto. E se per caso lui volesse tornare con me io gli direi di nò. Neanche se vedessi in cielo un elicottero che porta uno striscione con su scritto “Jocelyn ti amo, voglio ritornare con te. Allen”. Neanche se mi portasse nella trasmissione che vedo sempre di Maria Defilippi “C’è posta per te”.
Così come non ho voluto che le nostre famiglie in Africa sapessero niente di questa brutta vicenda. Cosa ci avrei guadagnato e cosa ci avrebbero guadagnato le nostre famiglie dai bisticci dei loro figli. Niente. È proprio finita.
Ad oggi le sue cose rimaste in questa casa le ho messe in una grande valigia e sono in cantina.

Marco: se posso esprimere una opinione su questa vicenda… un po’ l’ho vista anch’io. Ogni tanto vi venivo a trovare, ti ricordi.
Io penso che ai ragazzi africani come Allen quando arrivano in Europa, in Italia, a contatto con una società molto più libera di quella di partenza e non più sottoposti ai vincoli della tradizione e della famiglia, li prenda una sorta di delirio di onnipotenza: si sentono di poter fare tutto e specie nei confronti delle proprie fidanzate africane. Pretendono insomma che le ragazze si comportino come se fossero ancora in Africa mentre loro sarebbe dato di comportarsi come meglio gli aggrada. Guarda come una buona fetta di loro (i maschi) si comporta con voi ragazze…

Jocelyn: è vero Marco, si fanno mantenere.. ma non nel mio caso. Io pretendevo che Allen contribuisse alle spese di casa, che lui e Kevin mi dessero una mano nel disbrigo delle faccende di casa, delle pulizie, ecc.

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