lunedì 15 agosto 2011

Il lavoro da prostituta

Marco: parlami ora delle tue prime peregrinazioni da prostituta

Jocelyn: ad un certo punto Elisabeth mi fa cambiare lavoro, quello durante la notte. Mi ha fatto smettere di andare all’Iveco dove non lavoravo abbastanza: 20 o 50 € per notte.
Vado a San Giorgio Canavese. Il primo giorno non ho lavorato, il secondo e poi via via gli altri ho iniziato a lavorare molto, ad avere molti clienti ai quali dicevo di avere 16 anni. Loro mi rispondevano: “oh! la mia bambina”.
Io sul momento ero contenta del fatto che lavoravo, perché pensavo che tutto ciò servisse a vivere con un po’ più di tranquillità in casa con Elisabeth. Invece niente. Casino. E ancora casino.

Marco: quanto tempo sei rimasta con questa tua magnaccia, e come è finita….

Jocelyn: circa un anno, nel quale sono riuscita a restituire più di 30.000 €. Avevo avuto la fortuna di trovare un posto a San Giorgio dove lavoravo molto. Allora ero molto più magra di adesso e tutti i clienti mi dicevano che avevo dei bei occhi e sono provvista di due bei seni, e ho un sorriso molto accattivante, almeno così mi dicono i miei clienti.
        Come è finita. È finita con questo ultimo episodio. Sapevo che una mia sorella, Evelyn, stava male ma non sapevo che fosse grave. Sono appena arrivata a San Giorgio, mi sto facendo il trucco, quando mi arriva una telefonata da Elisabeth che mi dice che mia sorella Evelyn è morta e aggiunge: “questa è la fine tua se non mi darai i miei soldi”. Sono caduta disperata per terra e mi strappavo i vestiti. Le amiche che lavoravano con me mi vennero vicine e una, Jessica, che era una ragazza tosta, si incazzò di brutto e mi disse che sarebbe venuta a casa mia a parlare con Elisabeth.
Avevo già conosciuto Massimo (ne parleremo più avanti) ed era venuto pure lui sul mio posto di lavoro, in quanto la sua casa era abbastanza vicina. Era stato chiamato da una delle ragazze. Era incazzato anche lui e voleva venire alla mia casa. Fatto sta che venne anche una ambulanza, gli infermieri volevano portarmi in ospedale ma io rifiutai e allora mi diedero dell’acqua e una pastiglia per tenermi tranquilla.
        Era fatta. Non ce la facevo più. Decisi di tornare a casa per prendere le mie poche robe e andarmene. Era quasi un anno che stavo in quella sorta di inferno. A casa c’era pure il ragazzo di Elisabeth, un bianco di nome Gioele. Io urlavo totalmente fuori di me, lei mi implorava di non urlare per non fare sapere a questo suo ragazzo che era la mia magnaccia. “Perché non mi hai detto di mia sorella Evelyn, quando ero in casa?” gli dicevo, e lei, “perché se no ti saresti messa a urlare e sarebbero venuti i carabinieri…”
        Fatto sta che mi trasferisco per un breve periodo nella casa di Deborah fino a quando mi trovo una casa in C.so Orbassano e Massimo (il mio amico poliziotto) mi aiuta anche con un po’ di soldi.
        Siccome ho dovuto andare a prendere delle robe nella casa di Elisabeth, una volta arrivata questa mi diceva di ritornare, e io: “non mi vedrai mai più, l’hai voluto tu, con il tuo comportamento, con la tua cattiveria”. Comunque ho continuato a dargli i soldi fino a finire il mio debito.

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