lunedì 15 agosto 2011

I sogni di una ragazza africana

Marco: cosa sognavi da ragazza, quando eri in Africa…

Jocelyn: fin da bambina sognavo di fare l’avvocato. Mio padre invece mi diceva che ero come lui e avrei fatto il poliziotto. Ma a me non andava, perché sapevo che nella polizia c’era molta corruzione. Mentre fare l’avvocato oltre al fatto che mi piaceva, significava impegnarsi per difendere chi ne aveva bisogno.
        Da bambina mi aveva molto colpita una mia parente che era avvocato. Era molto conosciuta. In famiglia se ne parlava sempre bene e con ammirazione. A me sarebbe piaciuto poter essere fermata per la strada ed essere rispettata per la mia attività di avvocato.
        Mi sarebbe piaciuto visitare l’Europa, per esempio, a partire dall’Inghilterra dove sarei andata per fare la specializzazione da avvocato e poi tornare in Africa, aprire un mio studio.
        Evidentemente sognavo pure di trovare marito. Un marito premuroso che mi stesse vicino, che gli piace ridere, scherzare giocare con me. E fare come minimo quattro figli, due maschi e due femmine.
        Come vedi niente di così fantascientifico. Ero una delle tante ragazze di Benin City, molto semplice con dei sogni altrettanto semplici.

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