lunedì 15 agosto 2011

I clienti


Marco: ti ricordi la tua prima esperienza con uomo, ovviamente da prostituta..

Jocelyn: se me la ricordo Marco, come fossi oggi, la mia prima esperienza. Sono insieme alla mia magnaccia, Elisabeth, che lavorava con me all’Iveco. Mi ritrovo con un uomo avanti con l’età, sporco e puzzolente con un cazzo lungo e storto per 15.000 Lire (erano gli ultimi mesi di decorrenza delle Lire), quel tanto che un po’ spaventata e un po’ schifata scendo dalla macchina e me ne vado sotto gli occhi increduli del cliente.
        Elisabeth che mi teneva d’occhio mi vede scendere troppo presto dalla macchina e mi fa: “perché sei scesa? Non ti deve interessare di come sono i clienti. Sono clienti e basta. Sali di nuovo”. E io: “no, io non voglio” e lei mi ha dato uno schiaffo e poi è andata lei con quel cliente. Una volta fatto mi è venuta vicina e urlava come una strega e io piangevo.
Fatto sta che un po’ più tardi arriva un suo cliente. Elisabeth sale in macchina e poco dopo il cliente chiede di andare con tutte e due. Salgo in macchina e assisto per la prima volta al “rito” di un rapporto sessuale con un cliente. Vedo Elisabeth che mette il “guanto” sul cazzo del cliente che si è abbassato i pantaloni. Abbassa la testa e lo prende in bocca andando su e giù con la propria testa.
Ad un certo punto vedo che il cliente parla con Elisabeth dopo di che lei si toglie le mutandine e gli monta sopra e comincia a cavalcarlo. Io ero sul sedile di dietro e osservavo la scena attonita, fino a quando il cliente mi fa segno di accarezzargli il petto, cosa che faccio in maniera automatica pensando… “che zoccola è Elisabeth!”. La quale intanto che scopava il cliente, mi diceva: “hai visto come si fa, vedi”. Così ho capito che era stata lei a volermi in macchina con il suo cliente.
Ma un giorno dopo l’altro la mia naturale avversione verso il lavoro che avevo “scelto” di fare si affievolisce e devo trovare le necessarie mediazioni con me stessa, con i miei principi, con la mia moralità. Per esempio dò ovviamente la mia “bocca e la mia figa” ma non mi faccio mettere le mani dentro la figa, così come non me la faccio leccare, così come escludo in maniera assoluta i rapporti anali. Si tratta appunto di clienti!

Marco: mi pare di capire che tu sia (come gran parte delle ragazze nere che conosco) una “puttana, però…” nel senso che hai un sacco di riserve e inibizioni nella professione che hai “scelto” e che le “puttane, però…” non si fanno i soldi. La mia opinione è che una ragazza bella, intelligente come te, se ha deciso di usare il proprio corpo come strumento di piacere per gli uomini, occorre vada fino in fondo. Specie se l’obiettivo è quello che si dichiara: sono in Italia per fare soldi! Occorre che tu lasci la strada e i suoi poveracci e devi puntare in alto. Devi farti un altro giro. Ma cosa vai fare quasi tutti i sabati al Miami o al Mercury pieno com’è dei tuoi connazionali senza un € come te. Devi cambiare. Andare in altri locali dove vanno i bianchi, danarosi. Devi lavorare in casa, così come fanno le più avvertite. E farti pagare, salato. Ma per guadagnare tanti soldi occorre mettere al bando ogni “pruderie”, traduco: se uno vuole il tuo culo, ebbene sì, c’è ad un determinato prezzo!.

Jocelyn: vai fare in culo, Marco! - ma come, tu sei il mio migliore amico, e mi stai proponendo queste schifezze!. Caro mio, nel fare questo mestiere (di merda) io mi sono data delle regole – alcune cose di me i clienti non le avranno mai. Sono mie e al massimo le voglio riservare al mio amore (almeno, quando verrà)….

Marco: la mia era una provocazione… capisci…

Jocelyn: ah.. bene, comunque mi chiedono di andare in albergo (pagando di più) e così colgo l’occasione di usare come “documento” la domanda di “permesso per asilo politico” che ho presentato alla questura sulla base di una vicenda che ho raccontato loro. In pratica ho detto che sono in Italia perché sono sfuggita quasi a morte sicura in occasione degli scontri tra cristiani e mussulmani avvenuti a Kano qualche mese prima del mio espatrio.
Più raramente porto i miei clienti nella mia casa, questo per la presenza di altre persone nella mia casa, ma anche per rimarcare che nella mia casa alcuni possono venire, altri nò.
A pensarci bene il lavoro di prostituta che faccio è l’esatto contrario di ciò che aspiravo quando ero in Africa e andavo a scuola. Io come ti ho già detto, andavo molto bene negli studi e mi piaceva andare a scuola. La mia aspirazione era di diventare avvocato.

Marco: nelle mie frequentazioni con voi ragazze nere ho notato un certo uso strumentale degli uomini che voi conoscete e anche con coloro i quali avete più confidenza, che vi sono più vicini, che vi sono amici..

Jocelyn: forse hai ragione Marco, il lavoro di prostituta porta chi lo fa a maturare un atteggiamento e un comportamento del tutto strumentale con gli uomini, nel senso che li tratto “pan per focaccia”.
Loro hanno di me una visione di un “buco” che ovviamente con un po’ di soldi va riempito, quindi non sono più una persona, divento una “cosa” e io per altro verso tratto i clienti per delle “cose” (provviste ovviamente di soldi). Quindi questo atteggiamento mi porta a non voler per niente rapporti affettuosi o di sincera e disinteressata amicizia con i clienti per cui rifiuto ogni proposta di fidanzamento, salvo con coloro i quali si instaura un certo feeling.
Non so quale possa essere la conseguenza di questo mio atteggiamento e di questo mio comportamento sulla mia personalità. Su come mi possa modificare in negativo, specie nel rapporto con gli uomini. Perché prima o dopo dovrà pur finire la vita che attualmente conduco e dovrò pur pensare di costruirmi dei rapporti di relazione e amorosi più naturali.

Marco: hai voglia di parlarmi delle esperienze sessuali che ti hanno coinvolto nel lavoro di prostituta..

Jocelyn: il lavoro di prostituta mi ha portato a conoscere una “galleria” di uomini con i loro vizi e alcune volte con le loro perversioni che mai avrei immaginato. Alcuni episodi:

·     ho avuto l’occasione di fare sesso a tre, con un cliente e un transessuale: che schifo, pensavo la prima volta. Come fa un uomo a prenderlo in bocca ad un altro uomo…
·        sarà come mi dici tu che per parecchi uomini il corpo non corrisponde a ciò che essi si sentono dentro: delle donne, però a me la cosa continua a non quadrare;
·        ovvero come quella volta che un cliente voleva che io gli orinassi in bocca mentre lui si masturbava;
·    come quell’altra che un cliente voleva picchiarmi sul culo e siccome io non gridavo abbastanza lui insisteva con maggior vigore fino a quando io incazzata gli ho rivolto a lui le stesse attenzioni;
·         come quelli (e non sono pochi) che mentre si fanno una sega mi leccano gli stivali;
·         come quelli che vogliono che li masturbi con i piedi;
·      ci sono quelli a cui piace il “pompino con i denti”, cioè che pretendono di essere morsi sulla punta dell’uccello;

Marco: perché usi questo linguaggio. Mi pare sia un po’ troppo esplicito…

Jocelyn: senti Marco, attualmente io faccio questa vita e non un’altra ed è bene parlare senza infingimenti, chiaro. Continuo..
·        ovvero quelli che intanto che gli fai un pompino godono se gli metti un dito nel culo;
·        come quella volta che sono alla “pecorina” (avvisando in anticipo la mia avversione per i rapporti anali), il cliente in questione, forse per sbaglio o per cattiveria tenta di mettermelo nel culo, al che io strillo dal dolore e mi giro incazzata dandogli una serie di schiaffoni e insultandolo me ne vado.

Quel tanto che sono arrivata a pensare che i bianchi siano tutti come i miei clienti. Speriamo che non sia così. E infatti ho conosciuto pure un’altra galleria di personaggi tra i miei clienti, diciamo più interessanti.

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